Vale, La tua risposta è speculare alla mia domanda. Io ti chiedo da che parte starai in caso la Nato attaccasse la Siria, e tu mi rispondi chiedendomi perché sostengo il regime nazionalista di Assad. Ma io non ho mai scritto di sostenere Assad, come tu non hai mai scritto che sosterrai la Nato. Questo nostro scambio di vedute dimostra chiaramente una cosa: se si vuole esprimere una posizione politica su quanto sta accadendo in Siria non si può stare in mezzo. Uno può pure decidere di starci (“Io sto con i ribelli siriani, ma non con la Nato”, oppure “Io sono contro la Nato, ma anche contro Assad”), ma come vedi non serve a niente. Io dico solo che in Italia non si è mossa una foglia quando abbiamo lavorato come portaerei della Nato verso la Libia. Dei compagni viglili, attenti, sarebbero scesi in piazza contro quei bombardamenti. Se la Nato attaccherà la Siria io vorrei che i compagni italiani scendessero in piazza – almeno – contro le bombe che partiranno da Sigonella. Perché l’appello che hai giustamente postato è il risultato dell’embargo e del cerchio che gli Usa stringono intorno ad Assad e ai siriani. Non solo del regime nazionalista alawita. E quando partiranno i caccia e i droni dalla Sicilia, non è che i siriani staranno meglio di adesso. Allora il problema è tutto nostro: capisci cosa voglio dire? I siriani fanno quel che devono. E noi?
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